In queste settimane uno degli argomenti più dibattuti è l'aumento delle ore di lezione (da 18 a 24) per i professori di scuola superiore. Non entro ora nel merito della questione, ma voglio riportare parte di un articolo di Ilvo Diamanti apparso su Repubblica il 25 luglio 2008. Il testo completo si trova a questo collegamento.
IL "PROFESSORE", ormai, primeggia solo fra le professioni in declino. Che
insegni alle medie o alle superiori ma anche all'università: non importa. La sua
reputazione non è più quella di un tempo. [...]
Negli ultimi tempi, tuttavia, il declino dei professori è divenuto più rapido.
Non solo per inerzia, ma per "progetto" - dichiarato, senza infingimenti e senza
giri di parole. Basta valutare le risorse destinate alla scuola e ai docenti
dalle finanziarie. Basta ascoltare gli echi dei programmi di governo. Che
prevedono riduzioni consistenti (di personale, ma anche di reddito): alle medie, alle superiori, all'università. Meno insegnanti, quindi. Mentre i fondi pubblici destinati alla ricerca e all'insegnamento calano di continuo. Dovrebbe
subentrare il privato. Che, però, in generale se ne guarda bene. Ad eccezione
delle Fondazioni bancarie. Che tanto private non sono. D'altra parte, chissenefrega. I professori, come tutti gli statali, sono una banda di fannulloni. O almeno: una categoria da tenere sotto controllo, perché spesso
disamorati e impreparati. Maledetti professori. Soprattutto del Sud. Soprattutto della scuola pubblica. E - si sa - gran parte dei professori sono statali e meridionali.
Maledetti professori. Responsabili di questa generazione senza qualità e senza
cultura. Senza valori. Senza regole. Senza disciplina. Mentre i genitori, le
famiglie, i predicatori, i media, gli imprenditori. Loro sì che il buon esempio
lo danno quotidianamente. Partecipi e protagonisti di questa società (in)civile.
Ordinata, integrata, ispirata da buoni principi e tolleranza reciproca. Per non
parlare del ceto politico. Pronto a supplire alle inadempienze e ai limiti della
scuola. [...]
Maledetti professori. Pretendono di insegnare in una società dove nessuno -
o quasi - ritiene di aver qualcosa da imparare. Pretendono di educare in una
società dove ogni categoria, ogni gruppo, ogni cellula, ogni molecola ritiene di
avere il monopolio dei diritti e dei valori. Pretendono di trasmettere cultura
in una società dove più della cultura conta il culturismo. Più delle conoscenze:
i muscoli. Più dell'informazione critica: le veline. Una società in cui conti -anzi: esisti - solo se vai in tivù. Dove puoi dire la tua, diventare "opinionista" anche (soprattutto?) se non sai nulla. Se sei una "pupa ignorante", un tronista o un "amico" palestrato, che legge solo i titoli della stampa gossip. Una società dove nessuno ritiene di aver qualcosa da imparare. E non sopporta chi pretende - per professione - di aver qualcosa da insegnare agli altri. Dunque, una società senza "studenti". Perché dovrebbe aver bisogno di docenti?
Maledetti professori. Non servono più a nulla. Meglio abolirli per legge. E mandarli, finalmente, a lavorare.
IL "PROFESSORE", ormai, primeggia solo fra le professioni in declino. Che
insegni alle medie o alle superiori ma anche all'università: non importa. La sua
reputazione non è più quella di un tempo. [...]
Negli ultimi tempi, tuttavia, il declino dei professori è divenuto più rapido.
Non solo per inerzia, ma per "progetto" - dichiarato, senza infingimenti e senza
giri di parole. Basta valutare le risorse destinate alla scuola e ai docenti
dalle finanziarie. Basta ascoltare gli echi dei programmi di governo. Che
prevedono riduzioni consistenti (di personale, ma anche di reddito): alle medie, alle superiori, all'università. Meno insegnanti, quindi. Mentre i fondi pubblici destinati alla ricerca e all'insegnamento calano di continuo. Dovrebbe
subentrare il privato. Che, però, in generale se ne guarda bene. Ad eccezione
delle Fondazioni bancarie. Che tanto private non sono. D'altra parte, chissenefrega. I professori, come tutti gli statali, sono una banda di fannulloni. O almeno: una categoria da tenere sotto controllo, perché spesso
disamorati e impreparati. Maledetti professori. Soprattutto del Sud. Soprattutto della scuola pubblica. E - si sa - gran parte dei professori sono statali e meridionali.
Maledetti professori. Responsabili di questa generazione senza qualità e senza
cultura. Senza valori. Senza regole. Senza disciplina. Mentre i genitori, le
famiglie, i predicatori, i media, gli imprenditori. Loro sì che il buon esempio
lo danno quotidianamente. Partecipi e protagonisti di questa società (in)civile.
Ordinata, integrata, ispirata da buoni principi e tolleranza reciproca. Per non
parlare del ceto politico. Pronto a supplire alle inadempienze e ai limiti della
scuola. [...]
Maledetti professori. Pretendono di insegnare in una società dove nessuno -
o quasi - ritiene di aver qualcosa da imparare. Pretendono di educare in una
società dove ogni categoria, ogni gruppo, ogni cellula, ogni molecola ritiene di
avere il monopolio dei diritti e dei valori. Pretendono di trasmettere cultura
in una società dove più della cultura conta il culturismo. Più delle conoscenze:
i muscoli. Più dell'informazione critica: le veline. Una società in cui conti -anzi: esisti - solo se vai in tivù. Dove puoi dire la tua, diventare "opinionista" anche (soprattutto?) se non sai nulla. Se sei una "pupa ignorante", un tronista o un "amico" palestrato, che legge solo i titoli della stampa gossip. Una società dove nessuno ritiene di aver qualcosa da imparare. E non sopporta chi pretende - per professione - di aver qualcosa da insegnare agli altri. Dunque, una società senza "studenti". Perché dovrebbe aver bisogno di docenti?
Maledetti professori. Non servono più a nulla. Meglio abolirli per legge. E mandarli, finalmente, a lavorare.